Ci conosciamo da parecchi anni e ho fotografato la maggior parte del suo lavoro.
Negli anni Ottanta, con la mia R4, ho trasportato le primissime sculture in terracotta da immortalare all’interno di un edificio abbandonato dell’Enel (rischiando di trasformarle in cocci!), mosso da un giovane entusiasmo all’inseguimento di una cifra personale.
Affinando il mio stile, ho contribuito a popolare nel tempo pagine di cataloghi, monografie, calendari, in un continuo confronto con il tema della rappresentazione fotografica di opere d’arte scultoree, alla ricerca di un equilibrio lontano sia da documentazioni asettiche che da sovrainterpretazioni.
Nei lunghi viaggi insieme in Toscana in Piemonte in Svizzera o sul Garda, che avevano come meta incontri con galleristi e collezionisti o sopralluoghi di sedi espositive, abbiamo dialogato a lungo, ma soprattutto, ascoltando i suoi racconti, ho colto le sfumature di un mondo e di un mercato, quello dell’arte, specifico e complesso. “Ti presento il mio fotografo” erano le parole che utilizzava quando mi introduceva ai suoi interlocutori.
Negli anni la relazione è sempre proseguita, anche solo tramite interazioni social, perché quando l’amicizia e l’affetto sono consolidati è facile mantenere viva la fiamma.
Un giorno mi propone: “Vorrei un filmato che riesca a raccontare il mio nuovo capitolo, il mio nuovo percorso, la mia Messainscena alla chiesa della Grotta a Romano di Lombardia”.
Mi sono messo al lavoro con entusiasmo e mi è parso di avvertire che, anche questa volta, il mio amico Ugo Riva sia stato molto soddisfatto del risultato.