Il mio lavoro si riassume nel trasferire in immagine i valori di un’azienda.
Ma qual è la sua vera immagine?
Quella che ti si palesa davanti agli occhi durante il sopralluogo o quella che emerge durante le conversazioni con i responsabili?
Se hai messo il naso in fabbrica sai di cosa parlo.
In questo caso il detto “non è tutto oro ciò che luccica” va parafrasato così:
spesso non brilla un bel niente, anzi quello che vedi è in totale contraddizione con l’eccellenza che ti è stata descritta.
Tecnologie ad alta precisione, destinate a settori avanzatissimi, nascono di frequente in ambienti che non le rappresentano a pieno. Non per mancanza di volontà da parte degli imprenditori, ma perché gli strumenti di lavoro non sono pensati per soddisfare criteri estetici quanto di efficienza e di produttività.
Per realizzare immagini che restituiscano l’identità di un’impresa è necessario sganciarsi dall’integralità dei dati visivi che la rivestono.
Attenzione, non si tratta di artefare ma di sintetizzare in un linguaggio veritiero, comprensibile e allo stesso tempo personale, l’essenza di una realtà che non serve duplicare in tutti i dettagli per essere raccontata.
Si impone un dialogo serrato tra estetica e messaggio.
Questo è il vero lavoro del fotografo, complesso, faticoso, articolato, creativo, stimolante.