Poi arriva agosto e ti godi una giornata in una Milano ovattata.
La mostra che ci interessa è al PAC ma apre alle 12:30. Con Emma la sera prima decidiamo di andare in prima battuta alla Fabbrica del Vapore a visitare “Cina – la nuova frontiera dell’arte”, e ti domandi come sia possibile allestire una mostra così carente -per non dire assente- di descrizioni e approfondimenti: le informazioni piú evidenti sono all’entrata e si riassumono in un elenco di curatori, allestitori, partner e patrocinatori. No comment.
Uscendo cogliamo l’occasione per visitare il cimitero Monumentale e la giornata “riprende vita”.
Alcuni turisti, col naso all’insù alla ricerca di personaggi illustri, passeggiano con noi in quello che viene definito a ragione un “Monumento” della milanesità.
Dopo pranzo accediamo al PAC per una mostra dedicata alla memoria, in occasione dei trent’anni dell’attentato di via Palestro.
Il titolo, Dance Me to the End of Love, “rimanda alla canzone di Leonard Cohen del 1984 nata dai racconti dei sopravvissuti ai campi di sterminio.”
La mostra, molto interessante, è “dedicata alle memorie che oggi sono plurali e non possono essere lette con la lente storica o nazionalistica, ma anche con elaborazioni individuali o di singole comunità”
Il video è il medium più presente, con soluzioni a uno, due o tre canali: Yael Bartana, Christian Boltanski, Miguel Gomes, sono i lavori che ho particolarmente apprezzato oltre alla ricostruzione storica degli avvenimenti del 1993 di Marco Bova e Simona Zecchi. In complesso, come spesso accada al PAC, la mostra è ben curata e ben allestita. Consiglio una vista, e non solo alla mostra ma anche ad una MIlano agostana, tranquilla e rilassante.